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Il recupero di abiti usati 17/04/2014
I rifiuti tessili rappresentano una risorsa ancora scarsamente valorizzata: la maggior parte di essi finisce infatti in discarica o in inceneritore, mentre invece potrebbero offrire nuove prospettive di sviluppo all'industria tessile, soprattutto sotto l'aspetto della sostenibilità economica e ambientale.Nonostante gli abiti usati e gli scarti tessili industriali in Europa possano raggiungere quantitativi intorno a 10 Kg/anno per abitante, la raccolta è ancora affidata ad iniziative benefiche, che puntano prevalentemente all'esportazione nei Paesi in via di sviluppo per il successivo riutilizzo.
In particolare, in Italia, la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, si attesta molto al di sotto della media pro-capite europea. Gli indumenti usati, raccolti sul territorio comunale in appositi cassonetti gialli, vengono inviati ad impianti di selezione, dove si punta prevalentemente ad isolare gli indumenti riutilizzabili.
Il maggior ostacolo ad ampliare la raccolta dei rifiuti tessili è la loro natura eterogenea: si trovano infatti sia polimeri sintetici che fibre di origine naturale e molto spesso le fibre sono mescolate tra di loro nello stesso tessuto.
Come per i rifiuti plastici, le possibilità di valorizzazione seguono due percorsi diversi: la separazione fisica spinta, realizzata con speciali apparecchiature elettro-ottiche, e il riciclaggio chimico.
Impiega il primo metodo, il progetto "Textiles for Textiles", che punta a sviluppare un'apparecchiatura per la selezione automatica dei rifiuti tessili e la loro suddivisione in base a composizione chimica e colore.
Questa apparecchiatura è basata su una tecnologia a raggi infrarossi che effettua la selezione dei rifiuti, mentre la separazione dei materiali tessili in gruppi omogenei viene effettuata mediante flussi di aria.
Successivamente alla separazione i tessili vengono triturati, ottenendo materia prima seconda che puo' essere riutilizzata per la produzione di nuovi vestiti e prodotti tessili.
L'apparecchiatura sarà in grado di trattare 4000 ton/anno di abiti usati e potrà rappresentare un valido strumento per incrementare il recupero dei tessili usati, diminuendo l'inquinamento e le emissioni causate dall'impiego di materia prima vergine, e al tempo stesso fornendo alle imprese tessili "materia seconda" di qualità a costi contenuti. Quanto al riciclo chimico, è coinvolta la ditta francese Valagro, che sta lavorando al progetto Multitex riguardante il riciclaggio dei rifiuti tessili mediante trattamenti di depolimerizzazione selettiva. Il processo si basa su diversi stadi di solvolisi e successiva solubilizzazione; nelle fasi ulteriori del processo vengono recuperati gli amminoacidi dalle fibre animali, il glucosio dalle fibre cellulosiche, cristalli bis-idrossetil-tereftalato (BHET) dalla glicolisi delle fibre di poliestere. Le sostanze chimiche recuperate possono essere reimpiegate in diverse lavorazioni industriali: oltre al riutilizzo dei cristalli di BHET per la produzione di PET, il succo zuccherino ottenuto dalle fibre cellulosiche (cotone, raion viscosa, velluto) puo' essere sottoposto a fermentazione per la produzione di biocarburanti.
Valagro inoltre sta conducendo ulteriori ricerche per la valorizzazione dei polipeptidi ottenuti dalla cheratina contenuta nella lana, che potrebbero trovare impiego in cosmetici e prodotti per l'igiene personale.Infine ciò che residua dal trattamento chimico viene sottoposto ad estrusione, ottenendo una nuova materia prima che può essere utilizzata nell'industria della plastica, previa aggiunta di additivi.
Attualmente, i ricercatori della Valagro si stanno concentrando sulla validazione industriale del processo, sugli aspetti economici e sull' impatto ambientale.
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